Libano
…Ti chiederai sicuramente perché ti venga a parlare del Libano e di un mio amico libanese, proprio qui, tra Opzioni e Finanza …
Prima di tutto perché Francesco Caranti ha sempre fatto un approccio a 360 gradi all’economia e alla finanza e poi perché i Mercati finanziari sono riconosciuti essere la sedimentazione, la risultante economica di un coacervo di contrastanti passioni umane. Quindi mi sembra esatto dire che quanto più cerchiamo di conoscere le reazioni psicologiche degli umani e tanto più capiremo anche i perché di reazioni emotive sui mercati azionari. Quanto al Libano, fino a pochi anni fa lo chiamavano la Svizzera del Medio Oriente. Già questo basterebbe a giustificare il nostro interesse. Parlare di Svizzera e farci venire in mente i caveaux di banche opulente è tuttuno. Tanto era il fascino esercitato dal paese dei Cedri sull’Europa e in particolare sull’Italia, che è sintomatico il comportamento di un giovane rampollo di una dinastia cotoniera italiana quando a metà degli anni ‘60 viene travolto da una bancarotta. Tremano tutti in Italia. I dipendenti e i centri di potere economico dell’epoca http://archiviostorico.corriere.it/1992/gennaio/03/crac_durato_anni_co_0_9201035689.shtml
Guarda caso lui pensa di rifugiarsi proprio in Libano.
Una fuga alla James Bond. Felicino Riva, chiamato ‘Negativa’ dagli amici della Versilia perché sempre abbronzantissimo e con i capelli di un biondo chiaro, va in gita al Breuil e nessuno si insospettisce perché ottimo sciatore. Senza che nessuno gli chieda nulla sale al Plateau Rosà e con stile perfetto scende a Zermatt, dall’altra parte della montagna in Svizzera. Dove immagino abbia fatto una visita alla più vicina filiale della banca a lui più cara. Quindi un po’ più tranquillo si dirige al più vicino aeroporto, senza fretta naturalmente. Gli alberghi svizzeri sono famosi per la loro ospitalità. Volo di prima classe destinazione Beirut, dove suppongo pensasse di iniziare una dorata vita, interrotta da qualche affaruccio qui e là tanto per non annoiarsi. Peccato per lui e per qualche milione di libanesi, mediorientali e militari appartenenti a nazioni di tutto il mondo, Italia compresa con il corpo del Generale Angioni. Di lì a pochi mesi scoppia l’inferno. Se sei preoccupato per Negativa ti tranquillizzo: gli è andata bene ancora una volta e adesso vive tranquillo in Svizzera con una moglie di cui ho perso il numero di sequenza.
Invece occupiamoci di chi ci ha lasciato le penne, o ha perso la famiglia, ha dovuto e voluto combattere credendo ancora in valori superiori alla finanza internazionale. Come il mio amico Ronnie Rameh. L’ho ritrovato una sera con altri amici vicino ad Abbiategrasso. A volte si inciampa nella grande vicenda della Storia proprio sulla soglia di casa. Basta rendersene conto, l’umanità e le sue beghe grandi o piccole finiscono sempre per ridursi a cose ben semplici. Odio, amore, vendetta, soldi, potere. E ci riguardano sempre. Oh se ci riguardano! che lo crediamo o no.
Ronnie è un omone grande, grosso e dai modi gentili che parla l’Italiano in modo perfetto, con una leggera traccia di accento francese che affascina le signore presenti. L’effetto è aiutato da due profondi occhi blu, la pacata sicurezza con cui parla e si muove e il background di combattente sopravvissuto a mille battaglie. C’è poi qualcosa di ancora più importante che salterà fuori andando avanti. Una guerra combattuta con amore, tiene a precisare. Lui si batteva per l’amore che portava alle sue cose e ai suoi cari, non per odio a chi gliele voleva portare via. E lo dice senza piangere né con ira, anche se chiunque abbia un minimo di sensibilità si rende conto che deve aver pensato di essere morto quando la guerra gli ha portato via metà famiglia. “Io sono un Arabo” si presenta, anche se di un tipo un po’ particolare, aggiungo io. Oltre agli occhi blu è Cristiano Maronita, che non è un Venusiano cugino di Spock. San Marone, un santo cristiano vissuto attorno all’anno 400, e ti spedisco a Wikipedia per soddisfare la tua curiosità, http://it.wikipedia.org/wiki/San_Marone, si è sempre tenuto vicino al Papa di Roma. Una specie di CL ante litteram. Così hanno fatto i suoi seguaci anche quando le vicende politiche, invasioni islamiche, persecuzioni e tribolazioni varie, hanno impedito addirittura i contatti tra il Libano e il Vaticano. Anche quando i messaggeri dall’una o dall’altra parte partivano e scomparivano nel nulla, fede e fedeltà sono rimasti. Qualche dettaglio è cambiato, come logica conseguenza dell’isolamento. D’altra parte anch’io quando sono in Sardegna e vado alle fantastiche Messe sotto i lecci, faccio girare tutti a guardarmi sorridenti e comprensivi. All’ultimo “e con il tuo Spirito”, prima della Benedizione nel silenzio totale, vado avanti come un Lombardo alla Prima Crociata, con un triplice Kyrie Eleison. Retaggio palese di Rito Ambrosiano. I sorrisi dei miei confratelli sardi però mi confermano che alcune differenze uniscono, più che dividere.
Il mio amico Libanese prima di parlarci della sua attuale attività nel sociale grazie ad una organizzazione no-profit, ci accenna qualche flash della sua vita. Testimonianza di fatti passati e attuali. Ci racconta come il Libano abbia tratto un grosso vantaggio dalla crisi attuale. La situazione in Medio Oriente viene da lui rappresentata come una bomba a mano dove per ora la spoletta della sicura è ancora saldamente inserita. Nella attuale situazione potenzialmente esplosiva, il Libano rappresenterebbe proprio la sicura. Fin che questa tiene, i vicini amici o nemici che siano, tornano a dare fiducia e nelle banche libanesi sono tornati ad affluire copiosi fondi. Con qualche ripercussione sulla popolazione per via di una montante inflazione, ma per chi ha passato i guai che appartengono alla storia recente, è un male minore. Ritornando alla sua presentazione, da Arabo ci dice: “state attenti perché gli arabi pensano diversamente. Hanno reazioni diverse.” Non scende in dettagli e non ci fa degli esempi ma continua a parlare. Chi, però, messo in guardia, presta crescente attenzione alle sue parole, scopre ben presto qualcosa di incredibile. Per aiutarci a capire ci racconta un aneddoto. Da loro gira come barzelletta, ma non può garantire che non si tratti invece di un fatto realmente accaduto. Il capo del governo libanese va in visita di stato negli USA ai tempi di Reagan. Si incontrano e nei colloqui il Libanese esprime tutta la sua preoccupazione per i suoi correligionari cristiani. Reagan lo ascolta un po’ e poi con fare sbrigativo domanda: “Ma insomma, quanti siete?” “Beh – fa il Libanese – per tutta una serie di motivi, persecuzioni, nostra bassa natalità ed altissima islamica, emigrazione … adesso saremo un milione e mezzo suppergiù.” Sorriso soddisfatto di Reagan che ha trovato la soluzione: “ma allora non c’è problema, portali qui che in California c’è un sacco di spazio!”
Gela subito le nostre risatine. No no, ci fa, guardate che questa è proprio la filosofia araba. Gheddafi ci è venuto a trovare e, saputo delle tensioni tra le varie etnie - ce ne sono 18 - sbotta: “nessun problema, la soluzione è presto trovata. Basta che si convertano tutti all’Islam e poi io vi mando anche degli aiuti” E’ la soluzione che appare nel Corano e che sempre Ronnie ci ricorda, è quello che un arabo ha radicato nel profondo del suo animo. Se uccidi un infedele tutto sommato gli fai un favore. Mi viene in mente che era anche la filosofia di un famoso Santo cristiano ai tempi delle Crociate, ma da allora un po’ di strada noi l’abbiamo fatta. Abbiamo cambiato registro, noi. Intanto il mio amico Libanese va avanti a spiegare gli altri motivi della diminuzione della presenza cristiana in Medio Oriente. Come da noi, anche da loro sono diminuite le nascite, anche se, commento io, con ben altre giustificazioni per loro. Mentre invece aumentano per gli islamici. Siccome vede chiaramente lo guardo per nulla impressionato, va avanti e racconta di quando un finanziatore straniero gli chiede di accompagnarlo in giro per una visita informativa. Passano davanti ad una costruzione più ampia delle altre e l’ospite chiede se si tratti di una scuola. Ronnie sorride. No è la casa di un uomo che ci vive con le sue 4 mogli e i figli avuti da ognuna di loro. Mediamente sei o sette da ogni donna, e in effetti così salta fuori una piccola scolaresca.
Qui ho un rigurgito finanziario e lo interrompo dicendo: “Chissà come è ricco quel tale …” Il Libanese mi risponde sempre pacato, mai polemico. Questa è una considerazione tipicamente occidentale, non Araba. Il prolifico sostiene che: “Questi sono miei figli, al momento mia proprietà. Quando saranno grandi ognuno andrà per la sua strada e ogni maschio dovrà prendersi le sue responsabilità. Le femmine invece diventeranno del loro marito e nessuno penserà a me. Io devo pensare ora al mio futuro e quindi tutta la squadra esce al mattino con un budget preciso e un piccolo lavoro da compiere. A sera si ritorna a casa e si controlla che ognuno abbia portato il contributo che gli era stato assegnato. Questa è la regola.” Quindi più sono i figli e maggiore è la ricchezza prodotta, al contrario degli occidentali che si preoccupano dei costi di mantenimento. Ronnie non parla mai di sè, dei dolori che le sue scelte gli hanno causato, ma parla dei figli e del loro futuro. Le battaglie - dice con una incredibile serenità - le ho fatte per amore loro senza odio, pagando sempre di tasca mia. Spiega che non si riferisce solo alle conseguenze, ma proprio al finanziamento delle campagne belliche. L’esercito non aveva soldi e ogni belligerante doveva provvedere ad acquistarsi armi e munizioni. Siccome le armi arrivavano da Geddafi o dall’Iran, gli unici che le avessero erano i palestinesi. “Io andavo ad acquistare le armi da loro” Faccio un salto sulla sedia. Lui mi guarda e con voce priva della benché minima ironia, mi dice: “Questa è la logica delle cose secondo gli Arabi. Non affrontare un problema arabo con mente occidentale” . I figli condividono il suo impegno. Lui sostiene che essere Cristiani sia proprio una scelta e un impegno. Non usa mai la parola missione. Però pur avendo parenti negli States che offrono loro alternative economicamente interessanti e sicurezza di vita … NO. Tutti loro pensano di avere delle responsabilità verso il loro paese e verso gli altri Cristiani. Devono restare anche se ogni tanto le nuvole si addensano e la spoletta sembra vacillare nella bomba a mano.
E’ il momento delle domande che fioccano da tutti. Anch’io ne pongo una. Di una banalità pazzesca ma estremamente pragmatica. Fatte tre premesse: 1 non dispongo di milioni di Euro, 2 non ho più l’età per combattere, 3 non ho un esercito a disposizione. Che cosa posso fare per aiutare? Se la risposta è da Arabo, ho trovato un punto di incontro tra Medio Oriente e Occidente. Serio ma non fanatico non mi chiede un sostegno finanziario. Mi guarda e lui, ex-combattente che vive in una situazione di rischio costante, dice: “Credo fermamente nella potenza della preghiera. Se vuoi, prega per me e i miei fratelli”
Affare fatto e speriamo che quella “sicura” tenga! Per Ronnie, per noi e, a costo di sembrare cinico, anche per i Mercati Finanziari che, ora come ora, non hanno certo bisogno dell’impatto destabilizzante di un’altra esplosione in Medio Oriente.
Vittorio E. Malvezzi